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Eyes wide shut
di Stanley Kubrick
Con T. Cruise, N. Kidman, S. Pollack, J. Jason Leigh, M. Richardson
Anno: 1999
Durata: 155 min.
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Un film che ci costringe a farci delle domande e a darci delle risposte. Ispirato al libro Doppio sogno di Arthur Schnitzler, questo film parla del sesso nella nostra società. Ma il sesso è solo un punto di partenza.

Un ricco medico è sposato a una donna bella e brillante. I due hanno una splendida figlia, una grande casa e amici ricchi e potenti. Le loro vite sembrano felici. Sembrano, perché una confessione della donna al marito manderà in crisi la coppia.

Kubrick mette in dubbio il nostro sistema di valori. Le nostre sicurezze sono l'amore, la famiglia, il lavoro, il denaro, il prestigio sociale. Ma è giusto? Chi lo dice? È davvero possibile conoscere l'animo umano? E se il mondo fosse solo un breve carnevale pieno di maschere tristi? Le nostre certezze sono più fragili di quel che pensiamo. Siamo vittime delle nostre illusioni e dei nostri pregiudizi. E del potere politico, economico e sociale, che ci manovra senza che ce ne accorgiamo.

E poi: esiste l'amore e ha senso la fedeltà in questo mondo dominato dal denaro? La società risponde di sì: la verità sta nella coppia e nelle sicurezze che dà. Il nostro lato oscuro risponde di no: la verità sta nella libertà sessuale senza responsabilità.

Kubrick c'invita anche a non trascurare la dimensione del sogno, invece di tenerla fuori dalla nostra vita di giorno. Altrimenti, prima o poi, il sogno si prenderà la rivincita. All'improvviso verrà a dirci che la nostra vita e il nostro sesso sono falsi. E per noi sarà la crisi.

Il film ci parla anche del mistero della morte. Tutto finisce: che senso ha correr dietro a potere, successo e denaro? Non sarebbe meglio cercar di capire chi siamo davvero e dare un significato alla morte? Così saremmo più sinceri con noi stessi e con i nostri affetti.

Insomma: Kubrick distrugge le nostre pretese di grandezza e c'invita a vedere le cose con umiltà, ironia e capacità di metterci in gioco.

Da segnalare le musiche, soprattutto quelle di Shostakovich e Ligeti, e l'atmosfera calda creata dai colori.

     
 
 
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