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Full metal jacket
di Stanley Kubrick
Con M. Modine, V. D'Onofrio, L. Ermey, D. Harewood, A. Howard
Anno: 1987
Durata: 115 min.
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Con Apocalypse Now è il miglior film sulla guerra del Vietnam. Un film con più chiavi di lettura che racconta verità crude e scomode.

È il Vietnam, ma per Kubrick potrebbe essere qualsiasi guerra, tanto il suo pensiero si riassume in una sola frase: l'uomo è un imbecille. Perché la guerra non ha mai senso. Serve solo a trasformarci tutti in bestie. Nessuno escluso. In guerra, infatti, anche un uomo tranquillo diventa un assassino a sangue freddo. Cioè un soldato.

Ed è proprio questo che il potere vuole: toglierci la coscienza morale e far di noi macchine di morte. Tra l'altro, questa operazione è facilissima. Il male è già dentro l'uomo: basta poco per tirarlo fuori. Ce ne accorgiamo nella prima parte del film.

Kubrick ci spiega che in guerra nessuno è pulito. I soldati americani non sono buoni, come non sono buoni i loro nemici. Il colore della divisa non c'entra. In guerra non ci sono i Cattivi: tutti sono cattivi. Chi ferma l'assassino con la forza è a sua volta un assassino. Non prendiamoci in giro. Nessuno vince. Tutti perdono.

Aristotele diceva che l'uomo è un animale razionale. Dovrebbe quindi cercare il bene, suo e degli altri. Kubrick ci fa invece vedere che l'uomo vuole il male. E poi si giustifica con scuse che crede nobili, ma che in realtà sono pretesti.

Bellissima la scena finale, in cui i soldati cantano la canzone di Topolino. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili. E possiamo addirittura peggiorarlo. Chi capisce questo diventa responsabile. Solo così si può amare la vita davvero.

     
 
 
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