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Funny games
di Michael Haneke
Con S. Lothar, A. Frisch, F. Giering, U. Mühe, D. Kunstmann
Anno: 1997
Durata: 103 min.
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Un film molto duro che ci parla del male.

Una tranquilla famiglia borghese (moglie, marito, figliolo e cane) è appena arrivata nella casa delle vacanze, al lago. Due ragazzi di circa venti anni, Peter e Paul, suonano alla porta. I due chiedono delle uova in prestito. In realtà, le uova sono un pretesto per entrare nella casa. Una volta entrati, Peter e Paul torturano e uccidono tutti.

Haneke ci mostra che fare il male è così facile e banale che, a volte, non serve neanche un perché. Infatti, Peter e Paul non spiegano perché torturano e uccidono. Di certo, non sono lì per rubare, perché non toccano niente. E non sono lì per vendetta: nessuno della famiglia gli ha fatto niente. E non hanno nemmeno la giustificazione d'essere pazzi. Insomma: Peter e Paul uccidono senza motivo. Infatti, quando gli viene chiesto perché lo fanno, rispondono: "Perché no?". Così, a noi viene addirittura il dubbio che uccidano per il gusto di uccidere. Oppure per noia.

Per Haneke, il male non ha sempre l'aspetto di un delinquente. Peter e Paul sono due ragazzi che indossano bei vestiti bianchi e che, all'inizio, sono educati e gentili. Sembrano due studenti universitari di ottima famiglia. Il male può avere anche una bella faccia.

Il film ci disturba, ci dà un pugno nello stomaco per più motivi. Primo: manca una ragione alla violenza. Ed è difficile per noi accettarlo. Secondo: Haneke riesce a coinvolgerci nella disperazione della famiglia. Così, in certe scene, vorremmo addirittura intervenire per aiutare le vittime. In altre scene, invece, partecipiamo in modo così insopportabile al dolore della famiglia che vorremmo smettere di guardare il film. E Haneke ottiene questo effetto senza mostrarci gli omicidi in modo diretto. Infatti, li lascia sempre fuori dall'inquadratura (cioè dalla parte di spazio mostrata dalla telecamera).

Il film ci disturba anche perché la violenza nasce tra persone dello stesso ambiente. Infatti, Peter e Paul vengono dallo stesso ambiente borghese delle loro vittime. Ma noi siamo abituati a pensare che il male possa venirci fatto solo da chi è diverso da noi. Insomma: ci avrebbe rassicurato se Peter e Paul fossero stati, per esempio, due delinquenti.

Il film denuncia gli effetti negativi che la televisione ha su di noi. Infatti, ogni giorno, la televisione ci bombarda di violenza. Per esempio, la vediamo nei film e nei telegiornali (cioè i programmi che ci raccontano le notizie più importanti del giorno). Ma questo bombardamento costante ci ha fatto abituare alla violenza, che ha smesso di farci paura. E allora Haneke ce la butta in faccia. Per farci capire che, anche se le siamo oramai indifferenti, la violenza non è sparita.

Il titolo del film è sarcastico (cioè pieno d'ironia amara e maligna). La sua traduzione in italiano è infatti «giochi divertenti».

     
 
 
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