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La sottile linea rossa
di Terrence Malick
Con G. Clooney, E. Koteas, S. Penn, J. Travolta, N. Nolte, J. Cusack
Anno: 1997
Durata: 170 min.

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Un capolavoro pieno di poesia, emozioni forti e messaggi importanti.

Durante la Seconda guerra mondiale, i soldati americani sbarcano sull'isola di Guadalcanal (nell'Oceano Pacifico) e si scontrano con i soldati giapponesi.

Ma nel film, più che l'azione, contano i personaggi. Ognuno ha il suo dolore, i suoi fantasmi da combattere. La guerra non è solo scontro con il nemico, ma anche con se stessi.

Malick ci porta su un'isola dove la natura è splendida e solenne. Ma l'uomo non la capisce: non sente il suo respiro, non sente la sua voce. È troppo preso dalle sue ridicole manie di grandezza. Che peccato: se solo si fermasse un momento ad ascoltarla, imparerebbe qualcosa. E potrebbe imparar qualcosa anche dagli abitanti dell'isola, umili pescatori che vivono in armonia con se stessi, con gli altri e con il mondo. Ma l'uomo d'oggi non ha tempo per ascoltare: ne ha solo per inseguire la gloria. E per uccidere gli altri uomini.

Ma perché non capiamo? Perfino i dialoghi intimi dei soldati, i loro pensieri interiori, le loro preghiere e il loro dolore sono una musica in armonia con quella del mondo. Il nostro posto è dentro la natura, non fuori. Perché l'abbiamo dimenticato?

Se solo potessimo sperare in un futuro migliore. Già: ma si può ancora avere speranza oggi? Sì, dice Malick. Ciò che ci può far sperare ancora è il sacrificio per amore. Come quello del soldato Witt, che salva i compagni. Un sacrificio coraggioso, fatto per rispetto della vita degli altri e non per una medaglia. Non rassegnamoci al male, non diventiamo addirittura suoi complici. Sforziamoci di cercare esempi positivi e imitiamoli. Il sacrificio costa? Sì, ma è l'unica cosa che può farci sperare in un futuro migliore.

Malick ci mostra l'orrore della guerra e la sua follia. Un orrore e una follia che sono di entrambe le parti. Perché in guerra non ci sono né buoni né cattivi. Tutti sono cattivi. Uccidere è sempre un omicidio. Qualsiasi divisa portiamo e qualsiasi bandiera seguiamo.

Bellissime le scene con i prigionieri giapponesi. Guardando i loro occhi, capiamo che il nemico ci somiglia. Già: è un uomo come noi.

 
     
 
 
 
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