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Le mele di Adamo
di Anders Thomas Jensen
Con U. Thomsen, M. Mikkelsen, N. Bro, A. Kazim, N. L. Kaas, P. Steen
Anno: 2005
Durata: 94 min.
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Un film a metà tra commedia e dramma: fa ridere e fa pensare allo stesso tempo.

Adam ha circa quarant'anni ed è un neonazista (cioè segue le idee del partito nazista, il violento partito tedesco che causò la Seconda guerra mondiale). Adam è appena uscito di galera per trascorrere un periodo in una comunità di recupero (cioè un luogo che aiuta chi ha gravi problemi personali). Capo della comunità è Ivan, un pastore protestante (cioè un prete della religione protestante). Ivan incarica Adam di cucinare una torta con le mele dell'albero che sta nel giardino della chiesa. Ma la natura si accanirà contro la pianta: uccelli, vermi e fulmini rovineranno tutte le mele. Tranne una.

Nella vita, tutti abbiamo a che fare con il dolore. Perché il dolore nasce dal male e il male è dappertutto intorno a noi. E ognuno di noi cerca di difendersi come può dal dolore. Per esempio, Ivan ha scelto di negare la realtà e di fingere che il mondo sia tutto buono e bello. L'illusione è il suo scudo contro il dolore. Ivan ha scelto così perché la sua vita è stata piena di sofferenze: a un certo punto, non ne ha potuto più e ha inventato di vivere in un mondo perfetto. Adam, invece, ha scelto di reagire al dolore con la ribellione violenta.

Purtroppo, non c'è una difesa efficace contro il dolore. Difendersi dal male negando che esista, come fa Ivan, non funziona. Perché la realtà è più forte di noi e, prima o poi, impone la sua evidenza. E neanche la violenza ci difende dal dolore. Infatti, la scelta di Adam l'ha portato solo alla galera. Cioè ad altro dolore.

Neppure la bontà vince il male. Infatti, porgere l'altra guancia, come fa Ivan, è inutile. Non a caso, Adam dirà a Ivan: "Io sono cattivo e tu non puoi farci niente". Non a caso, i metodi buoni di Ivan sono un fallimento: nessun ospite della sua comunità diventa migliore. Restano tutti cattivi.

Insomma: il mondo è pieno di male e nessuno può farci niente. Però, a volte, può succedere che una persona migliori, come capita ad Adam. Ma una persona cattiva non diventa buona grazie a Dio o alla bontà degli altri. Il cambiamento deve partire dalla persona stessa, da una sua esigenza intima. Per esempio, Adam diventa buono per il senso di colpa che ha verso Ivan. Cioè: Adam si pente del male che ha fatto all'ingenuo Ivan e decide di cambiare.

Ma perché c'è tanto male nel mondo? Perché Dio non lo elimina? Siamo proprio sicuri che Dio ci ami? Non è che ci odia? Insomma: qual è il progetto di Dio? Queste sono le stesse domande del Libro di Giobbe, uno dei libri che compongono la Bibbia. Un libro che appare in molte scene del film. Jensen va perfino oltre e ci spinge a chiederci addirittura se Dio esista o no. Ma il film non risponde a nessuna di queste domande. Perché, per Jensen, non c'è una risposta certa e buona per tutti. Ognuno ha la sua, punto e basta. Per esempio, Adam dà la colpa del male a Dio, Ivan la dà al diavolo.

Per Jensen, neppure la scienza ci dà risposte. Non a caso, la scienza non sa spiegare perché Ivan sia ancora vivo, nonostante abbia un tumore al cervello. La scienza non saprà spiegare nemmeno perché, a un certo punto, Ivan guarisce.

Jensen ci dice poi che male e bene non hanno confini netti. Male e bene sono sempre mescolati tra loro. Per esempio, all'inizio del film, Adam ci sembra solo cattivo, perché è un neonazista. Invece, Ivan ci sembra solo buono, perché è un prete. Poco dopo, capiamo che Adam, nonostante sia un neonazista, è l'unico della comunità che ragiona. Ivan, che vive invece nell'illusione, fa del male a se stesso e agli ospiti della comunità.

Alla fine, Adam riesce a mettere Ivan di fronte alla realtà. Come conseguenza, Ivan perde la fede. Però, nell'ultima scena, vediamo Ivan tornare all'atteggiamento ingenuo (e sbagliato) che aveva prima. E Adam, a sorpresa, lo asseconda. Forse, per resistere al dolore, non possiamo proprio evitare di mentire a noi stessi.

 
     
 
 
 
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