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Processo di Giovanna d'Arco
di Robert Bresson
Con F. Carrez, J. C. Fourneau, R. Honorat, J. Gilibert
Anno: 1962
Durata: 60 min.
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Un film intenso e di grande tensione. Lo sguardo di Bresson è severo e morale.
Tra il 1337 e il 1475 Francia e Inghilterra furono in guerra tra loro, in quella che si chiama Guerra dei Cento Anni. Gli Inglesi riuscirono a occupare parte della Francia. Nel 1429, una contadina francese di diciannove anni, Giovanna d'Arco, disse che i santi le parlavano: volevano che i Francesi scacciassero gli Inglesi. Il re francese, Carlo VII, le credette e le diede il comando di alcune truppe. Catturata dagli Inglesi, Giovanna fu processata e bruciata viva nel 1431. Il film ricostruisce le fasi del processo.
La tradizione ci presenta Giovanna come una ragazza semplice e u-mile. Bresson ci mostra invece una giovane donna, sicura di sé, con-sapevole della sua dignità, capace di rispondere ai giudici con tono fermo e linguaggio elegante.
Bresson ci parla della giustizia.
È sempre giusta? Il processo a Giovanna è finto: tutti sanno già che la ragazza sarà condannata a morte. Il processo cerca solo di farla crollare dal punto di vista psicologico, perché rinneghi ciò che ha detto e che ha fatto. Così, chi ha creduto in lei si sentirà tradito. Crederà d'avere aderito a una causa falsa e smetterà di combattere gli Inglesi.
Il film ci parla della paura umana di fronte alla morte. Giovanna, nonostante la sua sicurezza, davanti alla minaccia d'essere condannata a morte rinnega le sue dichiarazioni precedenti. Insomma: è umano che la morte ci spaventi. Nessuno può evitarlo.
Bresson denuncia i crimini della religione. Quando la religione si mescola alla superstizione e all'interesse fa il male. E diventa ipocrita, perché giustifica quel male con scuse. Il male è dentro l'uomo, non fuori. E perfino Dio può essere un pretesto per compierlo.
Il film si basa sui verbali originali del processo. Bresson amava essere preciso e raccontare la verità.
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