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Quei bravi ragazzi
di Martin Scorsese
Con R. Liotta, J. Pesci, R. De Niro, L. Bracco, P. Sorvino, F. Vincent
Anno: 1990
Durata: 146 min.
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Un bellissimo film che ci parla del male.

Ray ci racconta la sua vita di criminale. Una vita che ha inizio nel 1955, quando Ray aveva solo tredici anni e viveva a Brooklyn, un quartiere di New York, negli Stati Uniti. Una vita che termina negli anni '80, quando Ray, caduto in disgrazia e temendo d'essere ucciso, denuncia alla polizia i suoi complici.

Perché Ray diventa un criminale? Perché il male ha una certa seduzione (cioè ha una certa forza d'attrazione) sull'uomo. E Ray è sensibile a quella seduzione. Infatti, fin da bambino, Ray guardava i membri della mafia del suo quartiere e sognava di diventare come loro. Così, pian piano, aveva iniziato a frequentare quell'ambiente e, alla fine, c'era entrato. "Per me significava essere qualcuno in un quartiere di gente che non era nessuno".

Ray diventa criminale anche perché è troppo ambizioso. Vuole tutto e subito. "Per noi, quella brava gente che faceva lavoretti di merda per una busta paga di merda e andava a lavorare tutti i giorni con la metropolitana e stava sempre in pena per i conti da pagare, per noi, erano cadaveri, fessacchiotti, gente senza palle. A noi, se ci serviva qualcosa, ce la pigliavamo".

Per Scorsese, fare il male è sempre un atto volontario. Infatti, Ray non diventa criminale per caso: lo diventa perché lo vuole, perché gli piace. E anche per sua moglie è così. Essere la moglie di un criminale le piace. Dopo un po', diventa addirittura complice del marito: lo aiuta nelle sue sporche attività.

Scorsese ci mostra che il male è banale. Cioè: fare il male è molto facile. Banale, appunto. Non bisogna essere dei mostri di crudeltà: chiunque può fare il male. A volte, come per Ray e per i suoi complici, non c'è nemmeno bisogno di una scusa.

L'uomo si abitua a tutto: anche al male. E ciò gli fa perdere l'umanità: lo rende una bestia. Infatti, Ray e i suoi complici non si rendono più conto di ciò che fanno. Per esempio, riescono a mangiare con tranquillità subito dopo un omicidio. "Dopo un po' divenne tutto normale. Niente sembrava più un delitto".

Il male porta anche alla contraddizione.
Ray e i suoi complici sono crudeli criminali. Però, tra di loro, si chiamano «bravi ragazzi». Perché amano i genitori, sono dolci con le mogli e i figli, rispettano le tradizioni. E perché sul «lavoro» sono precisi: gestiscono gli «affari» del quartiere con impegno.

Scorsese ci spiega che cos'è la mafia italiana. La «famiglia» (cioè il gruppo di complici con le loro famiglie) è il suo centro. Gli «affari» della «famiglia» sono portati avanti dai «bravi ragazzi», cioè dagli uomini della «famiglia». Il cibo è il massimo gusto e la massima offerta d’amicizia. Le mogli allevano i futuri «bravi ragazzi». Insomma: la «famiglia» è una piccola comunità dove ognuno ha il suo compito. E nessun membro può uscirne. Nozze, battesimi, compleanni: tutto si svolge dentro la «famiglia» e solo per i suoi membri.

 
     
 
 
 
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