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Taxi driver
di M. Scorsese
Con
R. De Niro, J. Foster, P. Boyle, C. Shepherd, A. Brooks, H. Keitel
Anno: 1976
Durata: 110 min.
a
Un film sul disagio psicologico di chi vive in una metropoli.
New York. Travis è stato soldato in Vietnam. Tornato dalla guerra, ha iniziato a lavorare di notte, come autista di taxi.
La metropoli, immorale e violenta, gli darà l'idea folle di fare «pulizia sociale».
Scorsese ci mostra la solitudine dell'uomo di città. New York è piena di gente, ma Travis non riesce a dialogare con nessuno. Forse perché è troppo spontaneo. Già, perché in città conta solo correre a far soldi, in modo legale o no. Chi non segue questa legge resta solo.
E la solitudine di Travis diventerà orrore morale, follia.
Travis decide di farsi giustizia da solo, di «eliminare lo sporco dalle strade». Ma il suo tentativo fallisce in modo ridicolo. Prima non trova il coraggio d'uccidere un politico che, ai suoi occhi, rappresenta il potere corrotto. Poi uccide tre criminali, salva una ragazza dalla prostituzione e diventa un eroe. Ma sembra proprio un eroe per caso. Perché l'uomo moderno non è padrone della sua vita. Non può decidere niente di sé.
Scorsese ci mostra la vita di chi sta ai margini della società. Come Iris, prostituta a soli tredici anni. O come lo stesso Travis, un ragazzo senza un progetto di vita. Sono persone che hanno perso la dignità e che girano a vuoto su se stesse. Per Scorsese, la colpa di ciò è della società moderna.
Il film parla anche del disagio dei soldati americani tornati dalla guerra in Vietnam. Molti di loro faticarono a riprendere la vita normale. Motivo? La guerra in Vietnam ha diviso gli Americani. Alcuni di loro pensavano che fosse sbagliata e hanno criticato i soldati americani. Questi ultimi, tornati a casa, hanno così dovuto affrontare, oltre ai ricordi della guerra, l'atteggiamento ostile di molti connazionali.
Scorsese attacca la politica. Il senatore Palantine passa il tempo a cercare voti per vincere le elezioni. Non va nelle strade a vedere come sta la gente. È spesso così: i problemi reali interessano poco ai politici. A loro interessa solo il potere.
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