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The elephant man
di David Lynch
Con A. Hopkins, J. Hurt, A. Bancroft, J. Gielgud, W. Hiller, F. Jones
Anno: 1980
Durata: 119 min.

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Un capolavoro che parla di argomenti importanti.

La storia è vera. John Merrick, nato a Londra nell'Ottocento, aveva testa e corpo così deformi da somigliare a un elefante. Costretto a fare il fenomeno da baraccone, cioè l'attrazione alle fiere paesane, morì ancora giovane.

Lynch ci parla della nostra paura per chi è diverso da noi. Anche se l'altro non può farci del male, noi lo temiamo. Perché temiamo ciò che non conosciamo o che non capiamo. E questa paura ci spinge spesso a essere violenti.

Per il suo aspetto orribile, John è umiliato da tutti. La gente comune ride di lui perché è facile offendere chi sta peggio di noi e perché ciò le fa dimenticare i propri guai. I ricchi, invece, usano John per lavare la propria coscienza. Infatti, per loro diventa una moda fargli visita. Perché vogliono far sapere in giro che sono andati a trovarlo, che hanno fatto cioè una buona azione. E anche la scienza lo umilia. Perché vede in lui soprattutto un caso medico da studiare.

John permette a tutti che lo umilino. Lo permette alla gente comune, perché non ha la forza fisica né il coraggio di reagire. Lo permette alla scienza, perché spera che possa guarirlo. E lo permette ai ricchi, perché s'illude che gli diano considerazione. Come nella scena a teatro: tutti lo applaudono per sistemarsi la coscienza e John, in modo non consapevole, accetta di recitare il ruolo di povero mostro.

John è anche il simbolo dei mostri interiori di cui si nutre ogni società che, dietro le belle apparenze, è superficiale e ipocrita. John è cioè il simbolo della persona che esce dalle convenzioni sociali e che, per questo, va punita.

Ma chi è il vero mostro? John o chi lo lo umilia? Cioè: che cos'è più mostruoso, quel povero essere o il nostro modo d'osservarlo? E qual è il modo d'osservare più brutale? Quello dei visitatori delle fiere di paese, quello dei medici che lo studiano ai congressi, o quello dei ricchi, che gli fanno visita solo perché si parli di loro? Insomma: l'uomo è cattivo. Se può, umilia sempre chi è più debole di lui.

E poi: che significa «essere normali»? C'è una legge o una formula matematica che dice con precisione chi è normale e chi no? E chi siamo noi per giudicare se una persona è normale o no? Dovremmo avere più umiltà e comprensione nei nostri giudizi.

Eppure trattare una persona con rispetto e umanità, oltre che giusto, è anche una medicina. Infatti, appena John è trattato bene, si mostra per quello che è: non una bestia, ma una persona dolce e sensibile. Essere amati è un bisogno fondamentale dell'uomo. Però, nella nostra società, l'aspetto fisico conta molto: si può essere amati anche solo perché si è belli. Eppure l'aspetto non è un merito, viene dal caso. John è nato deforme: ha colpe in ciò?

Per Lynch, è stata la civiltà industriale a toglierci l'umanità. Adesso, i nostri nuovi valori sono i soldi, le fabbriche, il potere.

Il film termina con un messaggio di speranza. Dobbiamo sempre dare un senso alla nostra vita, anche in mezzo a grandi difficoltà. Perché «niente muore».

     
 
 
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