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Viaggio a Kandahar
di Mohsen Makhmalbaf
Con
N. Pazira, H. Hakimi, H. Tantai, S. Teymouri
Anno: 2001
Durata: 85 min.
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Il film mostra le terribili condizioni di vita in Afghanistan prima dell'arrivo degli Americani nel 2001. Il film sembra un documentario (cioè un film che, più che raccontare una storia, informa su un argomento). Niente di ciò che Makhmalbaf ci mostra è finto. La miseria è reale.
Nefas è una donna afgana, fuggita dall'Afghanistan durante la guerra civile (1989-1996). Ora vive in Canada. In una lettera disperata, la sorella minore, rimasta in Afghanistan, le dice di volersi uccidere. Nafas torna a Kandahar, la loro città, per salvarla.
Dal 1996 al 2001 l'Afghanistan è stato governato dai Talebani, un gruppo di fanatici della religione islamica. Erano cioè convinti che la religione islamica dovesse guidare le azioni di ogni uomo, in ogni momento della sua giornata. Inoltre, i Talebani non accettavano chi non la pensava come loro. Così, avevano creato in Afghanistan un sistema politico, sociale ed economico ispirato in modo rigido alla religione islamica. Così, l'Afghanistan era diventato una dittatura religiosa.
Le donne in Afghanistan non contavano più. Dovevano uscire di casa coperte dalla testa ai piedi. In particolare, dovevano mettere in testa la burqa,
un velo che le nascondeva alla vista (la burqa ha solo qualche piccolo foro davanti, per permettere di vedere e di respirare). Le donne erano costrette a indossarla per non tentare gli uomini e disonorare così i loro mariti.
Tra la gente era diffuso il fatalismo. Cioè: la gente pensava che le cose succedessero per destino, perché dovevano succedere. Così, nessuno s'impegnava per migliorare la condizione sua e degli altri.
I Talebani avevano chiuso le scuole. I bambini crescevano senza istruzione. Gli unici posti dove potevano imparare qualcosa erano le scuole religiose talebane. Ma lì, i maestri gli insegnavano l'odio e la violenza verso i cristiani.
Insomma: l'Afghanistan era alla fame, aveva più del 95% d'analfa-beti, le donne e i bambini non contavano niente, l'ignoranza era ovunque. Un paese così era facile da governare: chi poteva ribellarsi?
Dal 2001, dopo l'intervento armato americano, le cose sono migliorate. Ma c'è ancora tanto da fare. Quindi: come aiutare l'Afghanistan? Makhmalbaf ci fa capire che la prima cosa da fare è portare cibo: la fame è la prima emergenza. Poi, bisogna riaprire le scuole: l'istruzione combatte l'ignoranza, porta libertà. La terza cosa urgente è informare la gente e farle capire che può vivere in un altro modo, più libero e dignitoso.
Una cosa è però impressionante: gli uomini si abituano a tutto. Anche a vivere nella miseria o a portare la burqa. Un errore ripetuto più volte diventa un'abitudine. Magari le prime volte ci chiediamo che cosa stiamo facendo, poi tutto diventa automatico. Non ci pensiamo più. Il potere vuole proprio questo. |
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