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Dizionario filosofico
di Voltaire
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Il libro, pubblicato nel 1765, è un capolavoro dell'Illuminismo, cioè di quel gruppo di filosofi e scrittori che, nel Settecento, combattevano l'ignoranza e il pregiudizio con l'uso della ragione. Cioè con l'uso dell'intelligenza, della cultura e di un modo di giudicare obiettivo.

Nel libro, Voltaire distrugge le false credenze dei suoi tempi. E lo fa usando molta ironia.

Voltaire colpisce le certezze assolute della religione, le verità che non si mettono in discussione, il potere dei tiranni e tutte le superstizioni. In particolare, Voltaire attacca i fanatici (cioè quelli che hanno un amore esagerato per una fede, un'idea, una teoria e odiano chi non la pensa come loro) e gli intolleranti (cioè quelli che non accettano opinioni diverse dalle loro).

Ognuno di noi è ignorante su molte cose. Perché allora ci sentiamo migliori degli altri? Se usassimo la ragione, che è obiettiva, capiremmo invece che siamo deboli e fragili. Altro che manie di grandezza. Saremmo quindi più umili e più aperti verso gli altri. Quanti malintesi e quante liti eviteremmo se usassimo la ragione nella vita quotidiana.

Altro tema è la polemica contro gli scienziati e i filosofi che credono al progresso del mondo. Per Voltaire, non viviamo nel migliore dei mondi possibili. Anzi: non c'è proprio alcun progetto alla base dell'universo. Come si fa perciò a dire che il mondo migliora sempre più? Dio c'è, ma è solo il custode delle leggi della natura. Non interviene per far andar meglio le cose. Men che meno per favorire l'uomo. Il mondo è ciò che è: non cambierà mai.

È vero: Voltaire ha sparato su tutto e su tutti, senza pietà. Ma ha anche formato coscienze e indicato agli uomini una via per realizzare una società più civile.

     
 
 
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