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Senilità
di Italo Svevo

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Il romanzo fu pubblicato nel 1898, ma con scarso successo. Nel 1927 Joyce dichiarò che era uno dei suoi libri preferiti: da lì Senilità fu considerato un capolavoro.

I protagonisti sono quattro. Quello principale è Emilio, uno scrittore mediocre che si considera una mente superiore senza esserlo. Poi ci sono sua sorella Amalia, una donna malinconica e fragile, Stefano, uno scultore rude e senza scrupoli e Angiolina, una ragazza povera che, per migliorare la sua posizione sociale, sfrutta la sua bellezza senza preoccuparsi della morale. La psicologia dei personaggi è curata nei dettagli.

Per Svevo, la vita non perdona le nostre debolezze. Prima o poi ci porta il conto e dobbiamo pagare. Emilio e Amalia sono deboli: faranno una brutta fine. L'errore di Emilio sarà la troppa fiducia nei suoi (scarsi) mezzi e la poca esperienza. L'errore di Amalia sarà il sognare a occhi aperti e la poca esperienza.

La storia si basa sull'amore tra Emilio e Angiolina. Lui è il giocattolo di lei. Angiolina lo lascia e lo riprende quando vuole, quando ha bisogno. Emilio crede d'avere la situazione in mano, ma inganna se stesso. Ogni volta che Angiolina si allontana, va in crisi e la cerca più di prima. Un amore malato.

Svevo ci dice che il nostro rapporto con la realtà dev'essere lucido e maturo. Altrimenti, se facciamo come Emilio e Amalia, la paghiamo.

Emilio capirà che, per una persona mediocre come lui, è impossibile realizzarsi. Iniziarà allora a vedere nel mondo un nemico e si chiuderà in se stesso e nei suoi ricordi. Non agirà più. La sua sarà una senilità, cioè una vecchiaia, prima del tempo.

Svevo si fa poi una domanda: l'ipocrisia e l'apparenza sono la sostanza dei rapporti umani? La sua risposta è sì, purtroppo.

Il libro è anche un'analisi della borghesia alla fine dell'Ottocento. Emilio (come Svevo) fa infatti parte della piccola borghesia.

Senilità è un libro amaro, senza pietà. Ma per Svevo c'è una medicina che ci aiuta a sopportare la vita: l'ironia. Il libro ne è pieno.

     
 
 
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